ALLOCUZIONE DI ELENA MEIER PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE

alla Cerimonia d’auguri di inizio anno il 7 gennaio 2018 al Cinema Lux

Care concittadine e cari concittadini,

benvenuti a quello che, vista la data – e anche l’oratrice – potrete ricordare come il discorso della befana… Ringrazio la Pro-Massagno per avermi invitata a portarvi gli auguri di buon anno da parte del consiglio comunale che da giugno ho l’onore e l’onere di presiedere.

In questi sei mesi, sono state molte le occasioni ufficiali a cui ho partecipato. Ricordo con piacere l’inaugurazione del nuovo Centro scolastico, che ci ha ricordato come la crescita e il futuro dei nostri figli, e di conseguenza della nostra comunità, debba passare attraverso la cura delle loro menti e dei loro corpi, nel modo più armonioso possibile. La scuola non è solo un edificio e un’istituzione con il suo programma scolastico, ma il luogo dove per la prima volta tante piccole persone diverse fra loro si incontrano al di fuori della famiglia e imparano cosa significhi la convivenza, con tutte le gioie e le sofferenze che può provocare e lo sforzo che a volte richiede. Un giardino nel quale tutti i fiori possano crescere. Un luogo dove imparano a conoscere loro stessi e gli altri, dove le possibilità non conoscono distinzioni di sesso, etnie o religione. Purtroppo i bambini crescono e da adulti dovranno imparare a fare i conti anche con la paura del diverso e con il pregiudizio, alimentati da un’informazione di massa che sempre più spesso preferisce riempirci di terrore invece di spiegarci con senso critico la realtà dei fatti.

Le sfide che oggi dobbiamo affrontare sono molteplici, ma quella forse più difficile è legata alla capacità di accogliere tra di noi chi nella vita è stato meno fortunato e si è trovato costretto a fuggire da guerre e povertà. Chi cerca rifugio in Occidente, lo fa perché spera in un futuro migliore. Molti arrivano da noi per ricevere sicurezza, pronti a contribuire con il loro lavoro alla crescita del nostro paese che è diventato grande proprio perché è stato capace di far convivere culture differenti tra loro. Nel mio ruolo di presidente, sono chiamata a rappresentare tutte le sensibilità presenti in Consiglio Comunale, e questa è la parte più difficile del mio compito. Penso in particolare alla tristezza che mi ha dato la mancata concessione della cittadinanza svizzera a due giovani fratelli che hanno frequentato le nostre scuole, negazione che ha pesantemente ostacolato il loro faticoso cammino di integrazione intrapreso con successo, scegliendo il nostro paese come loro nuova casa.

Strano: da un lato costruiamo bellissimi giardini, e dall’altro li circondiamo di altissimi muri. Confondiamo integrazione con omologazione, dimenticando la nostra stessa storia. Una storia fatta di diversità, di accettazione, di arrivi, partenze e ritorni senza i quali il nostro benessere non si sarebbe mai sviluppato.

È tempo di ricordarcene adesso, quando l’ombra della povertà torna a sfiorare anche le nostre belle case. Una povertà molto relativa, per carità, ma che comincia a insinuarsi nelle parti più fragili della nostra società. Sgretolando certezze e fomentando paure. Alzando altri muri tra chi, già ricco, diventa ancora più ricco e chi, magari non ancora povero, scivola pericolosamente per quella china.

E per tutta risposta, la politica da una parte scarica le sue responsabilità sforzandosi di trovare sempre nuovi nemici immaginari, e dall’altra elabora programmi economici che favoriscono proprio i già favoriti, aspettandosi chissà quali attestati di riconoscenza.

In questa cerimonia degli auguri, il mio è molto semplice: non dimentichiamo mai l’essenza del vivere comune, del nostro stare insieme in questo splendido giardino. Di fronte alle nostre paure, uniamoci, non dividiamoci. Di fronte alle diversità, apriamoci, non chiudiamoci. Di fronte ai problemi, partecipiamo a risolverli, non scarichiamoli su qualcun altro.

Buon Anno a tutti.